I LOVE RADIO ROCK
In onda. Fuori dai confini. Fuori controllo. Se c’è qualcuno che ancora crede che il rock’n’roll possa, non dico salvare la vita, ma di sicuro migliorarla, alleggerirla come fosse un balsamo, smussarne gli angoli di dolori e sconfitte esistenziali, allora si riguardi I Love Radio Rock (The Boat That Rocked), grande film del 2009 sulla Grande Musica.
L’Inghilterra moralista e bacchettona della metà degli anni sessanta era sull’orlo di una rivoluzione civile e sociale e il neonato rock’n’roll uno dei treni che prometteva di deragliare sul perbenismo britannico. Le convenzioni stavano mutando, il contrasto generazionale si acuiva sulle note della nuova musica che la BBC tentava invano di osteggiare trasmettendo rock solo 45 minuti al giorno. Così fiorivano le cosiddette radio pirate, come Radio Rock, che per sfuggire ai rigidi controlli operava da una nave ancorata nel mare del Nord, suonando rock 24 ore al giorno.
“Dove stiamo andando? Esattamente dove dobbiamo andare…” è una delle frasi iconiche del film, dando l’idea del flusso di emozioni, dell’urgenza espressiva, della voglia di cambiare, se non il mondo, almeno le loro vite, in un luogo dove sei chi vuoi essere, liberato dai lacci di un establishment oppressore. Dove la copertina di Electric Ladyland di Jimi Hendrix, quella col gruppo di donne nude, poteva essere ricreata con le eccitanti ospiti della barca. I dj Conte – uno straordinario Philip Seymour Hoffman – e Gavin menano le danze sui riff dei Kinks e degli Who (We’re here to break the rules….) mentre il diciottenne Carl deve mettere da parte i turbamenti adolescienziali e crescere, assaporare il sesso, le gioie e le stupefacenti rivelazioni che la vita gli porterà.
Il Ministro inglese, gretto e viscido, che tenterà in tutte le maniere di chiudere la bocca ai dj di Radio Rock è l’emblema di un’epoca che si aggrappa, disperatamente e inutilmente all’arroganza del potere – Una delle cose buone della politica è che ti dà la possibilità di cambiare quello che non ti piace…. – e rifiuta il nuovo che inesorabilmente avanza.
Tutto in Radio Rock profuma di antico, quindi di nuovo: le puntine dei giradischi che friggono,le etichette dei vinili come Decca, Capitol e Polygram, gli abitini a quadri della swingin’ london, gli spinelli e il sesso. Commuove la scena dell’allagamento della nave, con centinaia di copertine, mitiche, indimenticabili, a fluttuare nell’acqua sulle note di a wither shade of pale…
Una delle scene, purtroppo, tagliate si chiama The Meaning Of Life. Gavin infila la monetina nel juke-box e tutti ballano Get Off Of My Clouds – che per inciso è il brano garagista del 1965 col quale i Rolling Stones aprono i loro concerti del cinquantesimo anniversario – e poi catechizza sul ponte il giovane Carl: La cosa che dà un senso a questo mondo è il rock’n’roll… sono stato un pazzo a pensare di lasciarmelo alle spalle…..