STEVE EARLE, DA ROCKER A SCRITTORE

Scomodo e burbero, abrasivo e iconoclasta, Steve Earle – texano, classe 1955 – si muove da sempre nel sottobosco dei troubadours, cantore del lato oscuro della strada, della polvere dei deserti assolati del Sud degli States ai confini col Messico, con i piedi ben piantati nella tradizione – il country folk di Johnny Cash e Guy Clark, passando attraverso le scariche elettriche di Springsteen, Petty e Cougar – e il cuore duro e la rabbia di un outlaw, attivista politico, il Vietnam come ferita mai rimarginata e carcere e droga sulla fedina penale.
La sua ossessione, Hank Williams. Il prototipo del rocker. Che con i suoi lamenti country-blues dava voce ai disperati, ai reietti, a chiunque si riconoscesse nel suo travaglio personale, nei suoi amori disperati, nella vita bruciata in alcool e droga. E il fantasma di Hank vive con Doc Ebersole, il protagonista di Non Uscirò Vivo Da Questo Mondo. Il dottore che gli dava conforto negli ultimi mesi di vita dissoluta, la schiena bifida a pezzi e la morfina come unica panacea.

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Dieci anni dopo la morte di Hank, Doc e’ devastato dalla tossicodipendenza. Radiato dall’albo medico, vive in una squallida camera d’affitto nel quartiere a luci rosse alla periferia di San Antonio, praticando aborti e ricucendo personaggi sordidi. Col fantasma di Hank: Doc apre gli occhi e vede lo spirito appollaiato sulla sedia, le spalle strette, incurvate, come se avesse freddo o male da qualche parte. E’ incredibilmente magro, Hank, e l’abito giallo paglierino in stile western gli pende floscio. Lo Stetson di feltro grigio gli getta un’ombra obliqua sul volto, il volto pallido e teso di quando era in vita, e l’unico occhio visibile e’ avido, ansioso, l’occhio di un animale impaurito il cui sguardo e’ congelato in un urlo perpetuo e senza suono.
La scrittura, asciutta e tesa, e’ quella delle sue canzoni, e i personaggi sono quelli che abitano le storie marginali del suo romanzo musicale, tra rimorso e redenzione, sacro e profano, superstizione e vita reale. Cosi’ troviamo Manny, lo spacciatore che aspira ad una vita migliore in California, Dallas e Marge, le ambigue lesbiche tenutarie dello squallido Yellow Rose, Padre Killen, prete assai poco ortodosso e per questo inviso dai superiori ( Earle stesso nello show-business musicale? ) e soprattutto Graciela, lei si’, chica messicana estrapolata da una delle sue tante canzoni, fragile e spirituale, depositaria di un’aura miracolosa che cambiera’ i destini di tanti, di Doc soprattutto.
Hank?
Si, Doc. Risponde lo spettro.
Mi fara’ male?
E che diavolo ne so? Quando sono morto ero fradicio come una spugna.